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FUORIMANO un film di Marta Dell'Angelo

 

28a edizione di Sguardi Altrove International Women's Film Festival 
sezione Fuori Concorso - premiere

 

ven 29 ottobre ore 18.00 

Anteo Palazzo del Cinema - sala Arcadia - Milano

dal 29 al 30 ottobre piattaforma streaming di MYmovies
 

Un film (ideato/diretto e girato) Marta Dell’Angelo
Montaggio Francesco Clerici/Marta Dell’Angelo
Montaggio e missaggio del suono Carlo Comazzi
Produzione Marta Dell’Angelo
Produttore esecutivo Francesco Clerici

English Translation Carla Gina Rubeo / Giovanna Lombardo

Subtitles EraZero

 SHORT SYNOPSIS

Fuorimano is a canvas showing the people living and orbiting in and around the former tannery Sabatia in Milan, 15 minutes away from the Duomo, between the boroughs of Barona and Gratosoglio. It is a space where artisans and business owners, children and adults interact. It brings together and integrates people from different countries, constantly moving and living along different trajectories and at different speeds. The topic is the combination between the space and the people living in it: they seem to share a common denominator beyond the affordability of rents, a kind of unspoken anarchy appeasing violence and producing harmony. The editing mixes stories on different levels–the direction, rhythm, and sense are suggested through the shooting, not based on a pre-set narrative. Poetic and surreal visions with a touch of magic compose a live commentary of life. This place seems to be remote fuorimano from the city center, but can be quickly reached along the straight line of the Naviglio, one of the city’s canals.

SINOSSI BREVE
Un affresco delle persone che vivono e ruotano attorno all'ex conceria Sabatia a Milano, a 15 minuti dal duomo, tra la Barona e il Gratosoglio. Uno spazio di interazione tra artigiani e commercianti, tra bambini e adulti, tra un presente di integrazione di persone provenienti da diversi paesi, in continuo movimento secondo direzioni e velocità differenti. Il soggetto è la combinazione tra il luogo e le persone che lo abitano, tra queste sembra esserci un comune denominatore che va oltre il basso
costo economico degli affitti, una sorta di anarchia non dichiarata che placa la violenza e produce armonia. Il montaggio mescola narrazioni su vari livelli, la direzione, il ritmo e il senso sono suggerite dalle riprese e non da un racconto prestabilito. Visioni poetiche surreali, un po’ magiche
che compongono un affresco di vita indiretta. 

Questo posto risulta apparentemente fuorimano rispetto al centro città, ma è in realtà velocemente raggiungibile seguendo la linea retta del naviglio.

FULL SYNOPSIS

Fuorimano is a canvas showing the people living and orbiting in and around the former tannery Sabatia in Milan, 15 minutes away from the cathedral, 90 meters from the Naviglio  (one of the city’s canals), and between the boroughs of Barona and Gratosoglio. It is a space where residents, artisans, and business owners, children, and adults interact. It merges and integrates the past of a former factory with the presence of disparate people from many countries, constantly moving and living along different trajectories and at different speeds. The indisputable state of decay of basic infrastructure (electrical power system, drainage system, garbage collection) goes together with an extraordinary load of human vigor and vitality, with the explosive effects of sharing spaces. The former tannery gave work to some 150 workers who slept in shared dormitories, and who all came from the same village: Solofra, in the province of Avellino. After the factory shut down in 1991, the plant has slowly transformed into an international container of living and working spaces. The habitants come from North and South American countries such as the Dominican Republic, El Salvador, Peru, and Canada, to European countries Bulgaria, Croatia, Italy, Poland, Romania, African countries Morocco and Tunisia, and China. In most cases, people adapt to the spaces, not the opposite. The current inhabitants are doing different jobs, from typical artisan works like blacksmith, turner, mechanic, restorer, electrician, plumber, bricklayer, glassmaker, carpenter, to creative professions like a film director, designer, scenographer, actor, or visual artist.

People with completely different habitus, social origin, profession, goals, experiences, manage to live together and share this space through plenty of contradictions: balances and imbalances, friendships and hostilities, mix, and alternate, within time and space.

Fuorimano’s narrative does not follow a straight timeline, it records the changing combinations between the place and the people living in it. All these factors seem to point to a common denominator beyond the affordability of rents, a kind of unspoken anarchy regulating relationships and balances.

Through a socio-anthropological gaze of everyday life reports, a relationship between the post-industrial space and its disparate inhabitants takes form. The result is the micro-ethnography of space, apparently remote from the city’s center, but actually easy and quick to reach following the straight line of the Naviglio.

SINOSSI COMPLETA
Un affresco delle persone che vivono e ruotano attorno all’ex conceria Sabatia a Milano, a 15 minuti dal duomo, a 90 metri dal naviglio, tra la Barona e il Gratosoglio. Uno spazio di interazione tra abitanti, artigiani e commercianti, tra bambini e adulti, tra un presente di integrazione di persone molto diverse tra loro, in continuo movimento secondo direzioni e velocità differenti, e il passato di un’ex fabbrica. Al degrado di elementi di primaria necessita (impianti elettrici, fognature, raccolta della pattumiera, infrastrutture), corrisponde però un’energia umana e vitale, un valore esplosivo di condivisione degli spazi.
Questa ex fabbrica trattava pelli e inizialmente ospitava circa 150 operai in camerate comuni provenienti tutti dallo stesso paese: Solofra in provincia di Avellino. Chiudendo l’attività nel 1991 la struttura si è col tempo trasformata in contenitore di spazi lavorativi e abitativi, un luogo di
residenza di americani, bulgari, cinesi, croati, domenicani, italiani, marocchini, peruviani, polacchi, rumeni, salvadoregni, tunisini, ecc. La maggior parte delle volte sono le persone ad adattarsi al
posto e agli spazi e non il contrario. I lavori praticati oggi sono numerosi e di vario genere, da quelli tipicamente artigianali quali fabbro ferraio, tornitore, meccanico, restauratore, elettricista, idraulico,
muratore, vetraio, falegname a professioni più vicine all’ambito creativo come registi, designer, scenografi, attori e artisti visivi.
Persone di habitus, estrazione sociale, professione, obbiettivi, esperienze profondamente diverse riescono a convivere e condividere questo luogo attraverso mille contraddizioni, armonie e disarmonie, legami, amicizie e inimicizie che si avvicendano alternandosi nello spazio e nel tempo.
Fuorimano è un racconto che non segue una cronologia lineare, ma osserva le varie combinazioni tra il luogo e le persone che lo abitano: tra queste sembra esserci un comune denominatore che va oltre il basso costo economico degli affitti, una sorta di anarchia non dichiarata che regola le
relazioni e i suoi equilibri. 

Tra visioni socio-antropologiche e racconti di quotidianità “spiccia”, prende così forma una relazione tra spazio post-industriale e abitanti di vario genere, uno sguardo micro-etnografico su uno spazio apparentemente fuorimano rispetto al centro città ma in realtà velocemente raggiungibile
seguendo la linea retta del naviglio.

NOTE DI REGIA
Risiedo qui dall'agosto del 2002 e il mio punto di osservazione è sicuramente privilegiato: essere in una zona di contatto e di partecipazione, mi ha permesso di raccogliere molti episodi di
trasformazione e visioni poetiche, vivendoli personalmente nella mia esperienza quotidiana. Mi sono chiesta se questi attori sociali, al di là delle loro diversità, condividano una sorta di comune denominatore che va oltre al basso costo economico degli affitti, se sia una sorta di equilibrata anarchia non dichiarata che placa la violenza e permette una fragile ma intensa armonia, e se questa sia determinata semplicemente dalla responsabilità di tutti. Ho iniziato così, stimolata a registrare numerosi episodi su diversi livelli, spendendo diverso tempo con i soggetti, integrandomi nel contesto del momento in modo da condizionare il meno possibile l'azione, ma a volte riprendendo
"a freddo", provocando così la reazione diretta del soggetto o dei soggetti. Ho cercato con il montaggio di dar voce ad alcuni aspetti poetici ma non per questo meno importanti, ma anche a interviste più mirate, considerando che la maggior parte degli episodi che accadono non possono essere registrati tout court sia per l’imprevedibilità con cui avvengono, sia per la delicatezza dei contenuti.
Le riprese, raccolte in 19 anni di contatto partecipato e vita condivisa, si alternano seguendo un ritmo definito da combinazioni visive e sonore con velocità molto irregolari tra loro. Il montaggio esplode in narrazioni su livelli diversi dal punto di vista formale, compositivo, cromatico, razionale
e irrazionale. Quell’ “anarchia armonica” che viene mostrata nel film ho cercato di mantenerla anche come struttura narrativa, come scansione ritmica, come dispositivo narrativo.
 

DIRECTOR'S STATEMENT

I’ve been living here since August 2002 and my point of view is certainly privileged: Sharing this space and participating in its social life on a daily basis has allowed me to collect transformations and poetic visions.

 

I wondered if these social actors, beyond their diversity, share a sort of common denominator besides the affordability of spaces, if there is a sort of balanced unspoken anarchy that appeases violence and allows a fragile but intense harmony, and whether this is determined by the responsibility of all the people living and working here. I started to record many episodes on different levels, spending a lot of time with the inhabitants, integrating myself into the context, trying to condition the action as little as possible, sometimes shooting unexpectedly, inducing a reaction from the person or persons involved.

 

With the editing, I tried to give voice to some aspects, poetic but not less important. I also shooted more targeted interviews, considering that most of the episodes that happen cannot be recorded tout court both because of their unpredictability and because of their private contents.

 

The shots, collected over 19 years, alternate following a rhythm defined by visual and sound combinations with very diverse speeds. The editing explodes into narratives that differ from a formal, compositional, chromatic, rational, and irrational point of view. I tried to follow the "harmonic anarchy" shown in the film, using it also as a narrative structure, as a rhythmic scan, as a story-telling device.

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